domenica 11 marzo 2007

Domenico Campana su " Lo Scoglio"

In “Lo Scoglio. Elba Ieri Oggi Domani” II quadrimestre 2005 anno XXXIII n.74 p.53

Autori elbani - Il duca di Sandra * di Domenico Campana

M'ha colpito "Io amo un duca, sapete?" di Sandra Palombo. Perché m'ha colpito? Perché è ben fatto, ma soprattutto per una sua particolarità. Nonostante la struttura non è un racconto realista, tanto meno naturalista.
Questo è l'orientamento della narrativa, che segue la moda della cultura prevalente, l'americana, che non a caso tanto spesso parte dalle scuole di scrittura universitarie. Esse hanno il pregio e il difetto di voler "insegnare a scrivere", giustamente inserendo, nell'epoca tecnologica, il concetto di democrazia. L'arte si può apprendere, tutti possono apprenderla: come tutti hanno il diritto di votare e costruire una società migliore, tutti hanno quello di abbellire il mondo, di dipingere, di filosofare e quant'altro.
La concezione di destino o di dono, addirittura di un daimon che detta,è reazionaria.
A giudicare dai risultati dell'America, se ci esimiamo da quest'ultimo periodo nel quale sono apparsi scrittori insoliti, da Paul Aster a Mark Addon, i risultati non erano particolarmente entusiasmanti, e in ogni caso mostrano un'omogeneità che trova il suo limite nel realismo spicciolo e nell'autobiografismo conclamato, disperso per lo più nelle tipiche tematiche giovanili.
I tentativi di superarlo finiscono per giungere ad un onirismo strampalato, ad una visionarietà drogata più pungente che bella. Anche la nostra letteratura segue un analogo percorso, sia pure con alcune isole molto personali, dove il tentativo di unire la realtà fisica e la realtà fantastica, o percezione dell'immaginario, porta a buoni risultati, (penso a Umberto Casadei), che però escludono il pubblico.
Nel suo racconto sul Duca, Sandra riesce ad attingere l'immaginario con mezzi semplici, con una scrittura dimessa. La storia è tanto nota che si può dire sia la storia di ogni donna. Ma proprio questo, e i mezzi lineari adoperati, portano a risultati ragguardevoli. Mentre spesso la delusione amorosa, l'estinzione
degli ideali, gli schiaffi della vita o il dolore estremo per la morte di una persona assumono i colori struggenti del ricordo personale, qui la levità della narrazione, l'umiltà, saldano disillusione ed elevazione. Ernestina può sembrare matta, uscita da sé e tuffata nell'alienazioe felice dei folli, o degli aspiranti alla follia. Ma il modo privo di tormenti e dissipazioni con cui la sua trasformazione si compie, con cui l'immaginario prende possesso di un essere umano, non concede ripensamenti né stupori. E' un prodigio gentile, simile ai miracoli e agli interventi capricciosi degli dei. Una mano tocca quella di Ernestina e lei sa di essere entrata nella gioia. Da quel momento il sogno la possiede, consentendole di far fronte alla vita e ai suoi doveri.
Mi è piaciuto il tono con il quale l'autrice ci prepara al prodigio elencando i doni e i dolori della sua fede, la fiducia nell'abito talare, l'esperienza senza ribellione della solitudine. Proprio nel suo animo fiducioso si sta preparando l'vento straordinario, lo scatto del prodigio riservato ai fiduciosi e negato ai ripieni di sé. Il marito è un brav'uomo che non s'accorge di niente, e del resto come potrebbe accorgersene? Ernestina non protesta, non minaccia, non chiede. Neppure aspetta. E il Duca non la porta nell'abisso ardente dell'erotismo, o della rivolta, non le mostra castelli incantati, animali magici, depravazioni. L'accompagna nei pellegrinaggi. Le prepara la pasta con il sugo di quaglie. Se mi si consente un suggerimento, eviterei di chiarire troppo il succo dell'avventura prodigiosa. Terminerei con 'vive nella stanza'. A questo punto è evidente che si tratta di una presenza chimerica. 'Nascosto tra le pagine di un libro' forse può ancora andare... Lascerei stare il pennello, perché i Duchi si nutrono di polvere. 'Come succede nelle favole'... ma appunto di una favola si tratta!
E' vero che un dettaglio realistico, nelle narrazioni fantastiche, le rende ancor più vive. Ma è anche vero che spiegando si smorza.



Domenico Campana

* Uno dei quattro racconti che ho pubblicato in Es-Temporanea-24 donne per un romanzo, Genova, Liberodiscrivere,2005.

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